Leggere i fatti della Sierra Leone, del giovane ammazzato in discoteca e dei morti di Barcellona non può non richiamare la coscienza personale a due parole importanti e continuamente manomesse dal web e dagli scribacchini dei quotidiani:
Compassione e giustizia.
La prima non si può spalmare come melassa senza distinzione su tutti i corpi portati via dal fiume di fango poi sul ragazzo massacrato e infine sui pedoni ignari schiacciati come mosche.
Ogni morto una storia, una famiglia, un modo di pensare, camminare, lavorare, odiare, amare, leggere, scrivere, baciare, grattarsi.
Soffrire con le singole storie di ciascuno è semmai ancora possibile? Altrimenti il rischio è di ridurre la portata del dramma a un sensazionalismo quantitativo e senza cuore per cui 400 annegati per giunta nella remota Africa fanno meno impressione di 14 europei falciati qui dietro l'angolo.
Per la stampa e l'opinione pubblica la classificazione delle tragedie è direttamente proporzionale alla prossimità geografica in primo luogo e non di meno è guidata dalla natura scatenante la tragedia per cui nell'ordine: Isis, Ceceni ubriachi e infine la fanghiglia assassina a pagina 20 dopo Neymar, Renzi, la Parietti e Trump.
Il singolo uomo che muore è sempre vero, la massa indistinta è menzogna, dirselo fa male poiché è troppo faticoso lo sforzo empatico e troppo poco il tempo che ci rimane in vacanza per leggere la nostra fragilità dietro l'abbronzatura.
L'altra parola è giustizia (chi era costei?) anch'essa manomessa; ma allora ci si domanda, cosa dovremmo fare davanti agli scatti del massacro in discoteca, cambiarle il senso, inventarne un'altra?
Ma no che non si può.
E allora? Magari potremmo essere più consapevoli che la parola giustizia non va più accolta senza garanzie e senza chiedere credenziali adeguate a chi la pronuncia perché troppe volte viene svilita da bocche sapienti e alla moda.
Oggi dietro di essa si cela una malattia dello spirito, una viziosa e presuntuosa pretesa, che si attacca di preferenza a organismi sani di specie idealistico religiosa con la vocazione di redimere il genere umano dai peccati da un lato del capitalismo e dall'altro del nuovo socialismo pauperistico e tollerante.
I giornali, il web e la televisione sono i mezzi sempre più opzionati di cui si servono i piccoli maestri zelanti e melliflui insieme ai grandi intellettuali progressisti del pensiero dominante per condizionare la disposizione in campo degli opposti conformismi: e si ode a destra uno squillo di tromba e a sinistra un altro alla pari risponde...
Ma non c'è giustizia senza compassione...