«Il filosofo, oggi, deve non già fare il puro filosofo, ma esercitare un qualche mestiere, e in primo luogo, il mestiere dell'uomo.»(Croce)
Benedetto Croce e Brunello Cucinelli, la strana coppia con in comune oltre le iniziali, la filosofia.
Il pensiero filosofico del grande pensatore di Pescasseroli, dona fondamento teoretico alle ragioni della laurea honoris causa in filosofia conferita a questo curioso imprenditore umbro il cui pensiero (forte e vincente) è diretto discendente di quella grande generazione di italiani rinascimentali prima e più di recente di scuola Olivettiana, ove le categorie filosofiche di buono, bello e vero danno forma e messa a terra a una visione imprenditoriale.
Croce nel suo Breviario di estetica (1912) e in Aesthetica in nuce (1928) definisce l'arte (la moda di Cucinelli arte lo è sul serio) come "intuizione-espressione", due termini inscindibili per cui non è possibile intuire(vision)senza esprimere(opera/impresa) né è possibile espressione senza intuizione.
Ciò che l'artista intuisce è la stessa immagine (modistica, pittorica, letteraria, musicale ecc.) che egli per ispirazione crea da una considerazione attenta del reale.
Cucinelli ha espresso la propria intuizione in impresa all'opera su almeno cinque livelli:
1)forme
2)tessuti
3)stile
4)senso di appartenenza
5)comunanza/colleganza
Ma non si è fermato qui.
La bellezza intuita dallo stilista è la sostanza non solo delle sue creazioni, ma del luogo in cui queste vengono prodotte, materializzate.
Poiché la bellezza è una fonte inesauribile di educazione, i dipendenti devono vedere il bello per produrre cose belle.
L'azienda diviene etimologicamente "dimora filosofica" ove chi vi opera è sostenuto ogni giorno a cercare equilibrio e conoscenza nel rispetto del collega e del manufatto in ossequio al cliente finale.
Conoscenza ricercata dei materiali, dei tagli, dei colori mai eccessivi, dei gusti del cliente come terminale ultimo di ogni sforzo.
Cucinelli è Marxianamente un imprenditore filosofo poiché in tempo greve di economia fondata sull'efficienza cieca, la sua impresa è altresì fondata sul senso, affinché il lavoratore non sia mai alienato dal prodotto finale, ma ne comprenda un passo alla volta il valore e il senso ultimo.
Croce sarebbe davvero fiero oggi di questo discepolo.