Non siamo contro il digitale e la tecnologia, siamo contro l'uso eccessivo e superficiale. È ovvio che spesso, in formazione, e-learning e strumenti similari facciano risparmiare tempo e soldi ma questo non deve andare a scapito della didattica... sempre più il primo punto va a scapito del secondo!
Bene, dal nostro punto di vista, per i modelli misti di formazione e bene soprattutto per le società serie che si pongono quesiti sull'apprendimento.

Proporre oggi alle aziende momenti di formazione attraverso un canale digitale, come webinar o aule collegate da varie parti del mondo, non riduce certamente le relazioni tra i partecipanti ad un contesto virtuale, poiché il rapporto docente-discente, sebbene etereo, permane ugualmente; ma, al contempo, toglie la fragranza corporea di un incontro concreto tra persone di cui l'atto formativo si nutre e da cui trae una maggiore efficacia.

Lo schermo, in quanto tale, rappresenta una barriera relazionale che incide su più livelli della persona.
Proviamo ad analizzarne le aree di criticità.

• esperienza del differire:
la contemporaneità entro cui il fatto formativo o educativo accade, con il digitale, è differito di qualche secondo, incidendo inevitabilmente sull'attenzione, l'ascolto attivo, la comprensione e il ricordo.

• esperienza di estraniazione:
accade sia al docente che ai partecipanti di non avvertire fisicamente la tensione, il pathos, la corporeità che solo una relazione dal vivo può produrre immediatamente - ossia non mediata, non schermata. Così, anche se il formatore è uno che "buca" lo schermo, si corre il rischio di perdere in incisività.

• esperienza di disimpegno:
L'aula in remoto autorizza de facto i partecipanti a concedersi più momenti di distrazione, dovuti alla distanza fisica da colui che, comunque, rappresenta un principio di ordine e al contempo una guida.

• esperienza di calo dell'attenzione:
L'attenzione di un partecipante in un aula frontale classica "approfitta" di ogni modalità comunicativa del formatore: verbale, para-verbale, non-verbale ed empatico-emotiva.
Quest'ultima in modo particolare è il driver necessario per veicolare tutto il resto attivando, accendendo la relazione, che verrà poi orientata dalle parole verso gli argomenti del corso.
L'empatia è infatti il liquido amniotico in cui l'atto formativo si attiva e si rinnova, la modalità principale per sentire e farsi sentire al fine poi di farsi accettare, ascoltare, capire, ricordare.
Le risorse attentive del nostro cervello hanno la necessità biologica del calore della prossimità, pena la mancata destinazione delle informazioni trasmesse.

• esperienza intellettualistico/formalista:
La distanza fisica e l'effetto TV portano anche i più attenti tra i partecipanti a cogliere nel migliore dei casi solo la parte nozionistica di un corso. Un po’ come guardare un documentario o una conferenza su Discovery Channel. Il medium hardware, se da un lato restituisce autorità allo speaker - poiché appare in TV EFFECT - , dall'altro lo depaupera dalla autorevolezza che accade nel qui e ora del tempo della relazione fisica. Lo schermo mistifica la relazione, l'aula dal vivo invece la Verifica, la rende (anche se difettosa) più autentica, più vera.

 evitamento esperienziale:
In un'aula frontale, tra le numerose attività da svolgere, ha un ruolo fondamentale il coinvolgimento dei partecipanti attraverso giochi ed esercitazioni individuali e di gruppo. Orbene sarà molto complesso in modalità “collegamento” da più sedi, lavorare ed esercitarsi insieme e in contemporanea. L'efficacia del coinvolgersi insieme ha nell'esperienza cognitiva ed emotiva di un gruppo le sue condizioni sufficienti; abdicare ad esse annacquandole nell'etere digitale può significare fallire, non centrare l'obiettivo pratico del team working.

• esperienza del calo di tensione emotiva:
Questa possibilità concreta coinvolge sia il formatore che i formandi. Il formatore in aula, oggi più che mai, deve essere un agente di cambiamento, o quanto meno colui che ne mantiene la tensione, lottando "fisicamente" , insinuandosi in ogni pertugio che gli si apre innanzi, sempre desto, sempre all'erta, sempre alla ricerca di segnali positivi d'apertura evolutiva da parte del partecipante.

Per quanto si creda possibile mantenere la tensione emotiva reciproca per 8 ore da remoto, ciò è poco probabile, poiché l'essere umano "sente" davvero l'altro in una prossimità finanche fisica.
È necessario che questo processo osmotico e proteso al cambiamento, per innescarsi prima e compiersi poi, si serva di un contesto di relazione fisica, concreta.
Sentire l'odore dell'aula, percepirne anche "di pancia" le emozioni e le tensioni dominanti in un preciso momento è fondamentale al fine della riuscita del gesto formativo.
Vi è necessità con Nietzsche di "tornare alla terra", alla carne della relazione.
Non vi è educazione al di fuori di un rapporto autentico; il digitale in linea di principio non lede tale proposito, ma di fatto, pur in un'ottica di contenimento dei costi e di una maggiore efficienza, rischia di snaturare il corpo vivo del cambiamento possibile.

Di seguito una serie di articoli di approfondimento:

La libertà è fuori dalla bolla: il consumo di informazione non può viaggiare solo sul web

Quel senso profondo nella cellulosa

Se la mano tocca, il cervello risponde (pagg. 42-45)

Il libro è una tecnologia che funziona meglio (pag. 49)

 

 

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